Territorio

Fascia fluviale del fiume Stura di Demonte

Il corso d’acqua ospita specie ittiche di pregio, come la lampreda (Lampetra sp.) e la trota marmorata (Salmo trutta marmoratus), presente con popolazioni ben strutturate in tutte le classi di età. Anche le zone riparie del fiume rivestono grande valore ecologico, garantendo funzioni di depurazione rispetto alle sostanze inquinanti provenienti dal territorio circostante, riducendo il potere erosivo della corrente e offrendo siti di nidificazione e rifugio a svariate specie animali. Lungo il fiume si segnalano zone a particolare valore ornitologico, come la scarpata fluviale in destra Stura a monte di Cuneo (tutelata come riserva naturale orientata, dove si rilevano colonie di gruccione) e la sponda sinistra a valle di Cuneo prima dell’abitato di Ronchi. Importantissime anche le sorgenti di scarpata che, oltre a rivitalizzare il fiume con acque di buona qualità, con le loro acque ossigenate ospitano frequentemente il muschio acquatico Fontinalis antipyretica e costituiscono habitat per numerose specie di invertebrati e vertebrati, tra i quali si cita la salamandra pezzata (Salamandra salamandra).

In alcune zone (Castelletto Stura, S. Croce di Cervasca) all’interno dell’alveo di piena si sono creati piccoli stagni o canali che costituiscono importanti habitat di zona umida per numerose specie vegetali e animali.

Fascia fluviale del torrente Gesso

Il corridoio fluviale riveste notevole importanza non solo per l’ecosistema propriamente acquatico, ma anche per la zona riparia che in alcuni tratti conserva discrete caratteristiche di naturalità permettendo la sopravvivenza di specie altrove scomparse a causa dell’artificializzazione degli ambiti spondali. Ad esempio lungo le rive, tra Borgo S. Dalmazzo e Boves, sono state osservate colonie di gruccione (Merops apiaster); variopinto uccello che nidifica nelle scarpate sabbiose.

Purtroppo l’apporto di consistenti carichi organici al corso d’acqua determina una riduzione della qualità delle acque, amplificata dai prelievi che comportano nel tratto compreso tra l’abitato di Borgo S. Dalmazzo e l’immissione in Stura secche – anche totali – del torrente, compromettendo la componente biotica, un tempo segnalata invece per la presenza di popolazioni strutturate di trota marmorata (Salmo trutta marmoratus) e Cottus gobio, specie autoctone di elevato valore.

In alcuni tratti invece l’apporto di acque di buona qualità da parte delle risorgive laterali determina condizioni maggiormente favorevoli per le comunità macrobentoniche e ittiche. Le risorgive di greto ospitano abbondanti coperture di macrofite acquatiche, fra le quali risulta molto diffuso il crescione d’acqua (Nasturtium offi cinale), mentre le emergenze idriche delle scarpate laterali, spesso canalizzate artificialmente e nelle quali la corrente è più veloce, ospitano frequentemente il muschio acquatico Fontinalis antipyretica.

Lungo il fiume poi le piccole pozze e i canali secondari all’interno dell’alveo (come quelli a monte del ponte di Borgo S. Giuseppe) offrono siti riproduttivi, oltre a numerosi invertebrati, ad anfibi come il rospo smeraldino.

Risorgive

Una risorgiva di acqua cristallina circondata da alberi
Una risorgiva scorre tra le rocce e le piante 

Aree di grande interesse conservazionistico dal punto di vista ecosistemico, vegetazionale e faunistico sono le risorgive presenti lungo il corso del Gesso e dello Stura esternamente all’alveo (delle sorgenti di scarpata e di greto si è trattato a proposito dei due corsi d’acqua Stura e Gesso). Sono sorgenti in zone di pianura di acqua a temperatura costante durante il corso dell’anno (9 – 12 °C) che garantiscono un’attività mitigatrice sulle condizioni microclimatiche dell’ambiente circostante. Alcune risorgive sono circondate da fasce di specie igrofile come ontani e salici, mentre negli specchi d’acqua crescono varie piante acquatiche. La varietà di habitat che caratterizza queste zone umide favorisce l’insediamento di specie animali come anfibi e invertebrati (numerose le libellule). Tra le numerose risorgive si ricordano quella del Fontanone nella zona di Madonna delle Grazie e le risorgive dell’area tra Bombonina e cascina S.Anselmo.

Una delle risorgive di maggiori dimensioni si trova nella parte nord del bosco di S. Anselmo, in destra idrografica rispetto al fiume Stura di Demonte. Lunga un centinaio di metri per un’ampiezza media di 15 m ed una profondità di circa 50 – 60 cm, ospita piante acquatiche sommerse come Ranunculus fluitans e offre sito di riproduzione al rospo comune. Di pregio naturalistico i numerosi tronchi semigalleggianti o sommersi, che offrono rifugio e nutrimento alle numerose forme di vita acquatiche.

Anche la risorgiva posta al limite Sud del bosco di S. Anselmo assume elevato interesse naturalistico: larga in media circa 3 m, profonda fino a 50 cm, presenta sponde ricche di vegetazione igrofila. La zona di risorgenza è posta al margine di un bosco maturo di farnie e ontani e alimenta un canale di acque limpide. Da segnalare infine anche i fontanili conosciuti come “Sagnassi” della zona di Centallo, nei quali risulta ancora presente l’anguilla.

Bosco dell’impero

Il Bosco dell’impero nel Comune di Vignolo si caratterizza per la copertura forestale a castagneti (da frutto e cedui) e a rimboschimenti di conifere (larice ed abete rosso), questi ultimi oggi in condizioni critiche dal punto di vista fitosanitario presentando al loro interno numerosi schianti ed esemplari morti in piedi. Le attuali condizioni del bosco richiedono una pianificazione forestale che permetta di attuare degli interventi mirati per il miglioramento della stabilità di queste formazioni forestali, anche se dal punto di vista faunistico la presenza di esemplari morti o deperienti favorisce le specie saproxiliche come alcuni insetti e specie che utilizzano le cavità nel legno come i chirotteri.

Zona di migrazione rospo comune

La zona di Terra Rossa, tra le frazioni di Borgo Tetto Miola e Aradolo la Bruna, costituisce uno dei pochi siti nell’area vasta, in prossimità dei confini del Parco, per il quale è segnalata una
cospicua popolazione di rospo comune (Bufo bufo), che compie migrazioni di massa durante la stagione riproduttiva. Come per altre specie di anfibi, anche per il rospo comune sembrano esserci segnali di declino numerico, per cause non ancora del tutto chiarite, comunque preoccupanti per l’importante ruolo ecologico che questi piccoli animaletti svolgono. La popolazione presente a Terra Rossa risente degli investimenti che avvengono durante la migrazione primaverile lungo la SP che collega Borgo S. Dalmazzo a Valdieri, infrastruttura che separa i siti di svernamento da quelli di riproduzione. Sono allo studio interventi di mitigazione per ridurre la mortalità della specie.

Riserva naturale orientata della Crocetta

Il bosco della Crocetta
L’aula didattica nel bosco della Crocetta

La riserva della Crocetta, situata sulla sponda idrografica sinistra del Torrente Gesso, è caratterizzata dalla presenza di un bosco costituito da due diverse formazioni – un robinieto e un frassineto – disposte ai lati della pista ciclabile e da un’area umida a favore della fauna e flora acquatica. L’area risulta popolata soprattutto dall’avifauna, ma anche da caprioli, lepri, ricci e scoiattoli.

Nell’area è presente anche un’Aula Verde nel bosco, attrezzata per attività didattiche e ricreative e alcune panchine.

Nel 2022 è stato realizzato un intervento di miglioramento della biodiversità, cofinanziato dal fondo FEASR – Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale nell’ambito del P.S.R. 2014-2020, operazione 4.4.3 “Salvaguardia, ripristino e miglioramento della biodiversità”.

Nello specifico l’intervento ha riguardato azioni di ripristino e di potenziamento dell’area umida in parte già esistente, con il recupero dello stagno che era stato quasi completamente invaso da Thipha latifolia. È stato inoltre realizzato un secondo bacino a bassa profondità, più grande, con l’obiettivo di integrare e completare l’ambiente acquatico adatto allo sviluppo degli anfibi e in modo particolare del Tritone crestato (Triturus carnifex). Il nuovo stagno occupa una porzione di circa 1100 mq a monte di quello esistente, al quale è stato raccordato attraverso un piccolo canale a cielo aperto. Per alimentare i bacini durante la stagione riproduttiva di anfibi e insetti e permettere irrigazioni di soccorso delle superfici circostanti sono stati recuperati due canali irrigui di adduzione esistenti.
Nell’area contigua adiacente sono state invece realizzate azioni per il miglioramento dell’habitat forestale attraverso la diffusione di specie arboree e arbustive autoctone, il controllo di quelle invasive e la salvaguardia della cotica prativa esistente.

Riserva naturale confluenza Gesso-Stura

Una vista aerea del torrente Gesso

Si tratta di una vasta area che costituisce un luogo di interesse per molte specie acquatiche appartenenti alla fauna ittica, all’avifauna e all’erpetofauna. Importanti lavori di riqualificazione, come la realizzazione di uno stagno per gli anfibi, permetteranno di aumentare ulteriormente la ricchezza in specie dell’area.

Riserva naturale orientata Sant’Anselmo

Vista aerea della Riserva naturale di Sant’Anselmo

La zona di S. Anselmo è sicuramente una delle aree più preziose del Parco in quanto la varietà d’ambienti, dalle numerose risorgive alle radure e alle aree boscate, residue dell’antico bosco planiziale, creano numerosi habitat ideali per molte specie. Tra queste meritano segnalazione gli anfibi, come tritone crestato e tritone punteggiato (per i quali sono necessarie ulteriori ricerche), rana dalmatina, rana temporaria, raganella e rospo smeraldino.

Anche per i lepidotteri l’area si rivela ricca e diversificata. Tra le varie specie emergono Limenitis camilla, Minois dryas e soprattutto Maculinea arion, ritrovata in alcune radure all’interno del bosco di S. Anselmo. Si tratta di una specie xero-termofila con un ciclo biologico altamente specializzato; infatti lo sviluppo larvale deve avvenire all’interno di colonie della formica Myrmica sabuleti (o, in minor misura, di Myrmica scabrinodis). Questa farfalla merita una particolare attenzione in quanto è protetta secondo l’allegato IV della Direttiva habitat (92/43/CEE) come specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa e secondo l’allegato II della convenzione di Berna come specie faunistica assolutamente protetta.

Probabimente estintasi nell’area è invece la testuggine palustre (Emys orbicularis), per la quale non si hanno più segnalazioni dopo gli anni ’50 del XX secolo.

Oasi naturalistica “la Madonnina”

Vista panoramica dell’Oasi naturalistica “La Madonnina” – foto Riccardo Manassero

L’Oasi, sorta su una ex area di cava, si estende su una superficie di circa 220.000 mq rappresentando una delle zone umide più importanti del territorio provinciale. Gli interventi di ripristino ambientale, iniziati nel 1996, hanno ricreato due bacini a profondità variabile, circondati da canneti, aree prative e boschi igrofili e mesofili che costituiscono l’habitat ideale per numerosi gruppi faunistici, in particolare per l’avifauna che frequenta il sito con oltre duecento specie. In corrispondenza dell’Oasi il corridoio fluviale si presenta con una buona fascia di vegetazione ripariale connessa alle zone agricole limitrofe tramite filari, siepi, fossi, canali.

L’associazione di volontariato “La Madonnina” gestisce l’oasi con finalità scientifiche, di conservazione e di implementazione della biodiversità dell’area, oltre che con finalità didattiche e divulgative. Sono stati infatti realizzati percorsi e strutture fruitive (capanni e una altana di osservazione) corredati da pannelli esplicativi che facilitano l’approfondimento delle conoscenze relative alle specie e agli habitat della zona.

L’oasi rientra, con gli Stagni di S. Lorenzo in comune di Fossano, all’interno dei confini della ZPS “Zone umide di Fossano e S. Albano Stura (codice IT1160059)”. La ZPS riconosce l’importanza degli ambienti umidi per la sosta di migratori acquatici e per la riproduzione di specie legate ai canneti: sono infatti state segnalate numerose specie in All. I della Direttiva habitat tra le quali numerosi anatidi, caradriformi e ardeidi che utilizzano gli stagni come siti di sosta ed alimentazione durante la migrazione. Presenti anche alcune specie legate alle ormai rare foreste di pianura.